I grandi cucchiai

(anonimo - città di Nishapur)

"C’era una volta, in un certo Regno, non molto lontano da qui, un re molto rinomato, tanto rinomato per la sua maestosità quanto per la sua immaginazione un po’ eccentrica. Un giorno annunciò che avrebbe dato la più grande e la più bella delle feste al Regno, tutta la corte e tutti gli amici del re furono invitati. Gli invitati, agghindati con i vestiti più sfarzosi, arrivarono quindi al palazzo, radioso in tutto il suo splendore. Come da protocollo ci furono tutte le presentazioni e iniziarono gli spettacoli: artisti di tutti i paesi alle prese con i giochi più strani e i balli più raffinati. Tutto, fin dai più piccoli dettagli, fu splendore e bellezza, tutti furono conquistati, meravigliati e proclamarono la magnificenza del re. 

Eppure, nonostante la squisitezza della festa in generale, si cominciò a notare che riguardo alla tavola nessuna arte era rappresentata. Non si trovò nulla per placare la fame che ognuno sentiva sempre più crudelmente con il passare delle ore. Questo bisogno divenne presto intollerabile. Mai e poi mai nel palazzo, ma neppure in tutto il paese, era successa una cosa simile in precedenza. La festa continuò comunque a sfoggiare la sua qualità con danzatori e musicisti eccellenti. Poco a poco gli invitati apparvero sempre più contrariati ma nessuno, davanti a un così grande re, osava alzare la voce. I canti continuarono, di ora in ora, si distribuivano molti regali ma nessuno di commestibile. Quando la situazione sembrò al culmine, e la fame insostenibile, il re invitò i suoi ospiti a dirigersi in un’altra sala dove li attendeva un pasto. 

Nessuno si fece attendere. Tutti corsero in massa verso l’aroma delizioso di una salsa che riempiva un’enorme pentola al centro della tavola. Gli invitati vollero servirsi ma grande fu la sorpresa quando si accorsero dei lunghi e ampi chucchiai vicino alla pentola, più di un metro. E non un piatto, non una ciotola, non un mestolo di una taglia più accessibile! Ci furono molti tentativi, ma portarono solo a grida di delusione e dolore. I manici smisurati non permettevano al braccio di far arrivare alla bocca la salsa succulente, i mestoli ardenti non potevano essere afferrati che da dei manicotti di legno alle loro estremità. Tutti, disperati, cercarono di mangiare senza alcun risultato. A un certo punto uno degli invitati, il più sveglio e il più affamato, trovò la soluzione: tenne sempre il mestolo dalla parte del manicotto situato all’estremità e lo portò.. alla bocca del suo vicino che poté così mangiare! Tutti li imitarono e ognuno fu saziato comprendendo così che in quel palazzo magnifico l’unico mezzo per alimentarsi era quello di servire l’altro".

Racconto della Tradizione